03nov 2016
CINZIA TOMASSI. QUANDO UNA DONNA CHEF È COSTRETTA A ESPATRIARE
Articolo di: Fabiano Guatteri

Cinzia Tomassi, romana, è cresciuta nell’ambiente ristorativo grazie alle due nonne che lavoravano entrambe come cuoche in trattorie di Roma e si è diplomata al liceo classico. Decisa a entrare nel mondo della cucina nonostante non avesse un titolo di studio alberghiero, dopo varie esperienze accetta il ruolo di chef in un grande agriturismo alle porte di Roma dove gestisce ideazione menu, gestione personale, approvvigionamenti cucina, gestione degli eventi e cerimonie.


Nel frattempo partecipa alla trasmissione Hells kitchen 3 ma non è un’esperienza che ama ricordare. Seguono altri incarichi nella ristorazione, ma mai a tempo indeterminato e oggi Cinzia è stanca del precariato che offre l’Italia e sta organizzandosi per trasferirsi all'estero per un posto di lavoro sicuro.
Le abbiamo posto alcune domande.

Cosa vuol dire essere cuoco per una donna?

Per una donna è un lavoro molto pesante fisicamente, ma se c'è l’amore per quello che si fa la forza per superare le difficoltà si trova.
Ho lasciato spesso un pezzo di cuore a casa nelle festività in cui lavoravo e solitamente sono i periodi in cui lavori anche 12/14 ore al giorno. 
Questo può minare la volontà di ogni donna che ha figli a perseguire questa carriera, ma poi sai che i tuoi figli capiscono e sono orgogliosi della propria mamma e questo ti fa andare avanti felicemente.


Ha trovato difficoltà, in quanto donna, a esprimersi nel suo ambiente di lavoro?

Il mondo della ristorazione è improntato sugli uomini e la donna solitamente non e vista al pari di un cuoco uomo; c'è la convinzione sbagliata che la donna non ha né la forza né la costanza né la qualità lavorativa di uomo. E questo solitamente ne pregiudica la carriera.


L’Italia è un buon posto per lavorare?

L Italia potrebbe essere un buon posto per lavorare, ma di fatto non lo è!
Da quasi 20 anni svolgo questo lavoro e sono riuscita in pochi anni a svolgere lavori di rilievo come executive chef anche per grandi realtà lavorative, ma spesso per aziende estere con sedi in Italia.
Poche volte le aziende italiane offrono ruoli importanti a chef donna.


Ha lavorato in più città? 

Ho sempre lavorato esclusivamente a Roma, ma solo perché non volevo allontanarmi dalla mia famiglia.
Ho avuto negli ultimi anni molte offerte lavorative di rilievo dall’estero, ma ho sempre rifiutato per la famiglia.


Ora è intenzionata a lasciare il paese per recarsi all’estero? Perché?
Negli ultimi anni mi sto accorgendo di sentirmi stretta in un ruolo che per cultura italiana mi è stata imposto dal mondo della ristorazione nazionale.

Quindi sto pensando seriamente che forse è il momento giusto per avventurarmi in paesi dove la meritocrazia è la politica principale nella scelta dei lavoranti.
Paesi in cui il pregiudizio sulle donne non è più una realtà come qui in Italia

L’Italia quindi non tutela chi lavora nel Suo campo?
L’Italia non tutela assolutamente i lavoratori italiani. Le aziende italiane hanno paura di assumere per i costi notevoli che hanno se assumono personale qualificato e che non rientra nelle categorie giovanili

Ha una critica da muovere a riguardo?

Purtroppo è una situazione che non credo cambierà mai in Italia e questo mi mette in apprensione anche per il futuro incerto dei miei figli. Questo è un motivo in più che mi sta spingendo a espatriare. Dare ai figli un futuro o diciamo meglio una possibilità di futuro diversa.
Sono sicura che oltre i nostri confini ci sia molto di più e spero di non sbagliare!

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