27apr 2023
Vini La Canosa: territorialità marchigiana
Articolo di: Fabiano Guatteri

Riccardo Reina e la figlia Alberica (foto 1), proprietari della cantina marchigiana La Canosa, hanno presentato in un press lunch alla Locanda alla Scala, una selezione dei vini aziendali e, tra questi, le new entry ossia due Verdicchio.

L’Azienda, della quale abbiamo scritto qui,  si trova in Contrada San Pietro, in provincia di Ascoli Piceno, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il vigneto radica sulla dorsale appenninica a 350-600 metri di altitudine, baricentrico rispetto ai monti e al mare.

 

 

L'Azienda

 

La tenuta prende il nome da Poggio Canoso, un borgo del 1100 costruito dai monaci benedettini. L’azienda al momento dell’acquisto, agli inizi del nuovo millennio, contava 97 ettari tra bosco e terreni destinati ai seminativi mentre ora dispone circa di 57 ettari vitati, che consentono una produzione di 320 ettolitri di vino pari a circa 40 mila bottiglie. Le curve di maturazione delle uve grazie all’altitudine e all’equidistanza tra mare e monti, sono ottimali in quanto lente e costanti; inoltre la relativa vicinanza al mare fornisce sapidità.

 

Il terreno è calcareo e argilloso rosso, molto minerale; il perfetto equilibrio tra magnesio e potassio favorisce il corretto sviluppo dei processi fisiologici della vite e comunica mineralità mentre le sensibili escursioni termiche influiscono positivamente sull’ampiezza aromatica. La conduzione non è dichiarata bio, ma essendo la vallata moto ventilata, vengono effettuati pochissimi trattamenti, mediamente 5 all’anno, anziché i 12 canonici, seguendo il mantra: meno chimica possibile e più meccanica possibile.

 

 

I vini in degustazione

 

Il primo vino degustato è una accattivante Passerina Spumante Metodo Charmat Extra Brut (foto 2) alla quale è dedicato uno specifico vigneto, per cui non vi è promiscuità con le uve destinate allo stesso vino vinificato fermo. 6,5 g/l di acidità fissa, 3,5 di ph possono fornire un quadro della freschezza di questo vino che, come tutti i bianchi della casa, non svolge la fermentazione malolattica. Dopo la diraspatura e la pressatura soffice, il solo mosto fiore dopo una breve macerazione fermenta lentamente a temperatura controllata. La presa di spuma avviene in autoclave variando i gradi calore al ribasso nel corso di 60 giorni, con frequenti bâtonnage. Il vino riposa quindi 18 giorni prima di essere messo in bottiglia dove prosegue l’affinamento per 3 mesi.

Di colore  giallo paglierino intenso percorso da  minute bollicine, naso si coglie il ben espresso côté floreale con ricordi di fiori bianchi, mentre in bocca è fresco verticale, con piacevole nota salina.


È stata poi la volta di Pekò Offida Pecorino DOCG (foto 03). Il clone utilizzato per produrlo è prelevato da vecchissime viti ed è stato individuato il terreno maggiormente vocato dove mettere a dimora il vigneto, ossia in un’area della tenuta sufficientemente fresca, protetta dal monte dell’Ascensione che la ripara dai venti e in un terreno dove le radici possono trovare in profondità l’acqua necessaria.

 

Il rilievo” spiega Riccardo Reinain passato si chiamava neridas ossia il monte delle acque perché percorso da un fiume sotterraneo”. Le uve diraspate sono pressate sofficemente e il mosto primo fiore è convogliato attraverso un tubo refrigerante in fermentini precedentemente raffreddati e inertizzati con azoto autoprodotto. La vinificazione in riduzione, ossia in assenza di ossigeno, permette di valorizzare le caratteristiche del vino che però, oltra a non ossidarsi non deve subire picchi di caldo e pertanto è mantenuto a 15°C, condizioni, queste, rispettate anche in fase di imbottigliamento.
Nel calice riflette colore giallo paglierino con riflessi verdi. Al naso ricordi fruttati di mela e di frutti tropicali che si esprimono al meglio lasciando evolvere il vino nel bicchiere. In bocca è strutturato, senza rinunciare alla freschezza. È meno verticale, ma più caldo e avvolgente della Passerina. È stato abbinato a Battuta di gamberi rossi come una pizza margherita (foto 4).

 

Sono stati proposti quindi i due Verdicchio inediti, freschi di imbottigliamento, ossia Viridis Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico DOC (foto 5) e Picus Viridis Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC (foto 6), in attesa che sia pronta la Riserva.

Il Verdicchio Classico, ha una ben espressa spalla acida, ed è immediato, profumato, di facile beva, perfetto come aperitivo. Al naso si apre con note floreali e fruttate e sorseggiandolo si avverte che è più un vino di naso che di bocca. Picus Viridis Classico Superiore è più complesso, gastronomico, adatto ad accompagnare anche piatti impegnativi. Riempie il palato, ed il sorso è lungo con note minerali maggiormente accentuate rispetto al Classico. Entrambi sono stati abbinati a Pane, burro e alici.

 

Il repertorio dei rossi è stato introdotto da Canoso Vino Spumante Rosso Dry Metodo Charmat Lungo (foto 7), Sangiovese vinificato in rosso spumantizzato.
Le uve, dopo la diraspatura sono pressate sofficemente, quindi segue la macerazione – fermentazione del pigiato e successivamente la spumantizzazione Metodo Charmat Lungo come per la Passerina Brut ma con un riposo di 30 giorni anziché di 18. Affina tre mesi in bottiglia.

Di colore rosso rubino, è fresco, caratterizzato da ricordi di frutti rossi. Il sapore è amabile e la presenza zuccherina armonizza con le note amaricanti del vino con evidente quanto piacevole trama tannica; lunga la persistenza. È stato abbinato a un fritto ossia agli Sciatt (foto 8).

 

Se il Piceno è terra di vini rossi Nummaria Rosso Piceno Superiore DOC (foto 9) bene li rappresenta. Nasce da uve montepulciano (70%) e sangiovese (30%) vinificate separatamente. Dopo la diraspatura e la pressatura il pigiato macera 12-14 giorni a temperatura controllata. I vini sono elevati entrambi in legno per 12 mesi: il Sangiovese in botti da 65 hl; il Montepulciano in tonneau. Dopo il blend ha luogo l’affinamento in bottiglia per 8 mesi.

Alla degustazione possiede colore rubino intenso con sfumature violette. Il profumo ricorda la frutta rossa estiva come la ciliegia e un lieve accenno di prugna leggermente appassita. In bocca è avvolgente, vellutato, con tannini ben intessuti, piacevole freschezza e sapidità. Hanno accompagnato alla perfezione gli Agnolotti del plin ai tre arrosti (foto 10).

 

Rovetì Merlot Marche IGT (foto 11), è prodotto unicamente con le omonime uve diraspate, lasciate macerare per 12-14 giorni a temperatura controllata (max 26 °C). Il vino è elevato in tonneau di Allier di diverse tostature per 12 mesi. Affina per 6-8 mesi in bottiglia a temperatura controllata (15 °C) per favorire l’evoluzione del bouquet. Per produrlo sono utilizzati cinque tonneau equivalenti a 3000 bottiglie così da poterlo considerare un vino prodotto con la filosofia del single barrel.

Di colore rosso cupo, al naso si riconoscono frutti di bosco e di rovo, con nuance speziate e delicatamente boisé. In bocca rivela salda struttura, morbidezza, tannini soffici ben integrati, nota fresca. Il sorso è avvolgente, suadente e lungo. Perfetto con la Guancetta di Manzo brasata al vino rosso (foto 12), pairing in cui vino e cibo si esaltano reciprocamente.

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