09dic 2022
LA COLLEZIONE DEI VINI BIANCHI IRPINI FONZONE FIRMATA DA LUCA D’ATTOMA
Articolo di: Fabiano Guatteri

L’Azienda Vitivincola Fonzone è stata fondata nel 2005 a Paternopoli, in Irpinia, provincia di Avellino, nella zona DOCG Taurasi. Oggi la tenuta, che si sviluppa su 30 ettari, produce uve aglianico, fiano, falanghina e greco di tufo.

 

Abbiamo incontrato Silvia Campagnuolo Fonzone, in rappresentanza della proprietà, con l’enologo Luca D’Attoma (foto 1),  in occasione di un press lunch organizzato dall’Ufficio Stampa ZEDCOMM presso il ristorante milanese Sine.  L’incontro ha avuto per focus i vini bianchi della cantina.

 

La collaborazione con Luca d’Attoma, che ha firmato i vini presentati, comincia nel 2019, ma già da tempo l’azienda considerava di avvalersi di una consulenza enologica di grande caratura.

 

“Abbiamo capito che con Luca “spiega Silvia Campagnolo Fonzone “avremmo potuto sperimentare diverse vinificazioni per ogni vino, un percorso diverso e anche per lo stesso vino percorsi diversi. Il rapporto con Luca è un sodalizio nel senso che il suo know how è tale da lasciargli carta bianca su certe decisioni fondamentali. Per esempio per certi vini ha richiesto l’impiego delle anfore, anfore che abbiamo acquistato”.

 

Ma è proprio D’Attoma ad affermare che il lavoro deve dare i risultati, e parlando del suo rapporto con l’uva spiega: “sono uno che cammina le vigne e solo se cammini le vigne, vi passeggi, puoi concepire le differenze che ci sono tra i vigneti da un versante all’altro, il terreno… e quindi di conseguenza ha la possibilità di produrre vini diversi”.

 

Va detto che il vigneto Fonzone vede la netta prevalenza di uve aglianico, ma non per questo D’Attoma ha ignorato il potenziale che hanno le uve a bacca bianca.
Terra vocata ai grandi rossi, l’Irpinia ha anche tutte le caratteristiche per dar vita a bianchi espressivi del territorio, grazie alla ricchezza di acidità delle uve, alla composizione del suolo, alle notevoli escursioni termiche a tutto vantaggi del corredo aromatico delle uve.

 

 


I vini degustati


Prima dei vini che sono stati degustati abbinati ai piatti (foto 2) è stato servito luna Falanghina,

 

 

Le Mattine Irpinia Falanghina DOC (foto 3)

 

L’uva falanghina non ha origini documentate, però era presente già nell’antichità. Matura tardi e predilige i terreni di origine vulcanica con argilla presenti nella tenuta. Si aggiunga che qui è presente un’attività sulfurea che caratterizza l’ambiente e agisce favorevolmente sulle uve e quindi sul vino. E D'Attoma spiega che, in passato, quando nelle vinificazioni non venivano ancora aggiunti solfiti, la presenza naturale di anidride solforosa dava salubrità al vino migliorandone la conservazione.
La falanghina dà vini strutturati, ricchi, profondi, grazie anche allo spessore della buccia. “Abbiamo vinificato con una macerazione lunga” continua D’Attoma “per estrarre il meglio che viene dalla terra, e questo metodo di vinificazione è stato applicato anche alle altre uve”.
I grappoli, raccolti a mano, sono sottoposti a pressatura soffice; segue la macerazione a freddo delle bucce per alcune ore. Il vino affina in acciaio.

 

Note gustative
Nel calice riflette colore giallo paglierino intenso con riflessi verdi.
Al naso si colgono sentori di mela, di frutti tropicali e agrumati, quindi di erbe officinali mediterranee e di fiori gialli.
In bocca è strutturato, verticale senza rinunciare a una piacevole rotondità con un caratteristico sentore di pasticceria secca che ricorda la pasta frolla.

 


Fiano di Avellino DOCG (foto 4)

 

I grappoli sono raccolti a mano in piccole casse, quindi selezionati e, pressati in maniera soffice. La fermentazione si protrae per circa un mese. Le masse, a fine fermentazione, vengono assemblate e affinate in acciaio per otto mesi su lieviti fini.

 

Note gustative
Colore giallo paglierino con riflessi verdi.
Profumo caratterizzato da delicati profumi floreali e fruttati che ricordano gli agrumi, la zagara, il tiglio e la pasta di mandorle.
Al palato è fresco ed equilibrato, viscoso e molto persistente.

 

Abbinamento
Pralina di orata mantecata, omaggio al mondeghilo milanese in versione di pesce con marmellata di limoni e zafferano, bigné è farcito di ragù e macaron con patè di fegatini e sale Maldon

 

 

 

Sequoia Irpinia Fiano D’Avellino DOCG Riserva (foto 5)

 

Silvia Campagnuolo Fonzone, presentando questo vino prodotto già prima della collaborazione con D’Attoma, spiega che il nome “Sequoia deriva dagli alberi che abbiamo accanto ai vigneti e bene si addice a questo tipo vino, alla sua struttura, al corpo, all’imponenza all’assaggio. Grazie alle vinificazioni successive abbiamo ottenuto un Fiano longevo, come era il nostro sogno. Già uscire in commercio due anni dopo fa già capire come vogliamo muovere questi vini.” E degustandoli si possono cogliere caratteristiche “premonitrici” che danno la prospettiva di come sarà questo vino fra qualche anno.
La selezione, Fiano Riserva Sequoia, nasce da una piccola vigna. La maturazione si è protratta nel tempo perché oltre a essere a 500 metri di altitudine il terreno permette di far sì che le maturazioni si possano allungare pur mantenendo l’acidità. Le uve vengono suddivise in più masse che affrontano macerazioni diverse. L’acidità è “un presupposto per ottenere vini da invecchiamento che” come spiega D’Attoma “nascono strutturati e bisogna farli cresce comodi, con calore, ecco perché la fermentazione avviene in barili di diverse capacità. Segue l’affinamento lungo sui lieviti fini, viene svolta la malolattica parziale per mantenere un po’ di acido malico e conferire verticalità così da ottenere un vino più vibrante”. Sequoia, dunque, fermenta e affina in questi legni, vi trascorre due inverni in modo che i lieviti nobili cedano profumo. Successivamente, le masse vengono assemblate in serbatoi di acciaio dove compiono un ulteriore affinamento di 6 mesi sui lieviti, per proseguire in bottiglia per ulteriori 4-5 mesi.
L’uso del legno è molto calibrato in quanto non si vuole ottenere un vino ricco di vaniglia, ma esaltare le caratteristiche dell’uva.

 

Note gustative
Colore giallo con riflessi verdi.
Al naso note floreali di frutta tropicale e secca, sentori agrumati e ricordo di vaniglia sfumata.
In bocca è ricco, corposo, ben strutturato, verticale. Il sorso è teso, vibrante, con un tocco minerale ben delineato che sfuma in salinità.

 

Abbinamento
Parmigiana espressionista

 

 

 

Greco di Tufo DOCG (foto 6)

 

Il Greco di Tufo, che era stato messo un po’ in ombra dal Fiano, si è poi rilevato il vino di traino dei bianchi irpini. È dotato di grande personalità, ma l’uva non è facile da vinificare però, commenta D’Attoma, spesso vini di grande spessore nascono da uve difficili da vinificare e tardive. I grappoli sono raccolti a mano e accuratamente trasportati in cantina in cassette. La fermentazione è condotta a basse temperature e si protrae per circa un mese. Il vino ottenuto è affinato in acciaio per cinque mesi, con bâtonnage periodici. 

 

Note gustative
Colore giallo oro intenso.
Al naso ricordi agrumati e di fiore d’arancia, buccia di pompelmo e ananas.
L’impatto gustativo è morbido, succoso, con finale di albicocca essiccata.

 

Abbinamento
Mescafrancesca patate e fonduta di provolone del Monaco

 

 

 

Oikos Greco di Tufo DOCG Riserva (foto 7)

 

D’Attoma racconta la storia di Oikos, vino concepito una mattina di domenica in una vigna di 40-50 anni di greco antico, clone raro quanto pregiato del greco di tufo, riconoscibile per il grappolo piccolissimo. D’Attoma percorrendo il vigneto in pendenza notò che nella parte alta, dove era presente un banco di nebbia, i grappoli presentavano qua e là qualche acino spaccato perché la buccia del greco è spessa, ma manca di elasticità e vide anche qualche avvisaglia di muffe in arrivo. Nella fascia più bassa del vigneto, invece le uve erano perfette. “E da lì ho percepito che si poteva fare qualcosa di unico. Abbiamo osato “continua D’Attoma “abbiamo vendemmiato prima la parte alta, quindi dopo una settimana, la parte bassa” per trovare quel punto di maturazione delle uve per cui il vino perde l’amaro. La vinificazione ha visto macerazione e lungo affinamento in rovere austriaco, legno che lascia i vini più integri e ne amplifica la verticalità”.
I grappoli sono raccolti a mano e immediatamente trasportati in cantina, quindi sono pressati in maniera soffice.
La fermentazione e l’affinamento vengono svolti in botte da 25 hl di rovere austriaco, come sopra detto, per circa 12 mesi. In seguito l’affinamento prosegue in serbatoi di acciaio inox per altri 12 mesi e in bottiglia per 12 mesi.

 

Note gustative
Il colore riflette tonalità tendenti giallo dorato.
Al naso profumi intensi e complessi. Note iodate leggere, profumo di mela gialla matura al giusto grado di maturazione, con sentori di noce moscata.
L’acidità marcata è ben integrata alla componente alcolica. Vino che per freschezza, struttura, potenza promette longevità.

 

Abbinamento
Stracotto di patate e baccalà alla pizzaiola

 

 

 

Conclusione


Abbiamo apprezzato la mission della cantina di produrre anche bianchi longevi da degustare dopo anni dalla vendemmia. “Il fatto che i vini bianchi invecchiati piacciano sempre di più” commenta D’Attoma “significa che la cultura del consumatore medio italiano è cresciuta. In Francia sono abituati a bere vini bianchi longevi, mentre noi cominciamo solo adesso. I primi sono stati i produttori in Alto Adige e in Friuli, aziende che lavorano con una certa decisione e con obiettivi precisi”. La lungimiranza di Silvia Campagnuolo Fonzone e della sua azienda, e la consulenza vitivinicola di Luca D’Attoma ci portano a ritenere che  i vini banchi Riserva Fonzone non appena avranno l'età per potersi esprimere al meglio saranno un sicuro punto di riferimento per i consumatori più evoluti. I presupposti ci sono già.

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